LE RISAIE PATRIMONIO UNESCO?

Con “I Paesaggi risicoli delle Terre d’Acqua e delle Grange di Lucedio” si torna a parlare di una candidatura Unesco per le risaie. Questa volta l’attenzione è sulle risaie vercellesi. A parlarne è Giovanni Ravasenga, sindaco di Trino Vercellese dal 2002 al 2009, in una lettera indirizzata a fine luglio al neopresidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, che spesso ha parlato delle potenzialità del Piemonte e delle eccellenze in ambito paesaggistico e agroalimentare. Se “il riso nasce nell’acqua e muore nel vino” il collegamento è presto fatto tra le risaie e i confinanti territori vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato, inseriti nel patrimonio Unesco nel 2014.

Perché una candidatura Unesco per le risaie

Quella a partire da Trino Vercellese è sicuramente un’area strategica già dal XIII secolo, tanto che è la prima in Europa a veder nascere le risaie. Siamo attorno all’antica abbazia di Lucedio e alle sue Grange. Furono proprio i monaci cistercensi di Lucedio a bonificare il territorio trasformandolo nella distesa di risaie che vediamo oggi e organizzandolo con insediamenti agrari (le Grange appunto) che ancora oggi sono aziende agricole funzionanti.

Oggi il paesaggio del cosiddetto mare a quadretti, quando le risaie sono allagate in primavera, può e deve diventare una risorsa turistica. E c’è il reticolo di fiumi e canali irrigui, oggetto di tanti progetti di itinerari ciclabili, che sicuramente contribuisce a un’idea ecosostenibile di turismo nelle Terre d’Acqua.

Non è la prima volta che se ne parla

I paesaggi risicoli delle Grange di Lucedio e delle Terre d’Acqua di cui si parla oggi si estendono per circa 342 Kmq, su undici comuni del Vercellese (Trino, Morano Po, Tricerro, Ronsecco, Palazzolo Vercellese, Fontanetto Po, Crescentino, Livorno Ferraris, Lamporo, Bianzè e Costanzana) e con un totale di circa 28.000 abitanti.

Ma già nel maggio di quest’anno l’assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte e l’Università del Piemonte Orientale hanno sottoscritto un accordo biennale. L’obiettivo è una ricerca scientifica in vista di una futura candidatura delle risaie piemontesi a patrimonio Unesco, raccogliendo dati sulle tradizioni delle comunità risicole di Novara, Vercelli, Biella e Alessandria e valorizzando l’unica DOP del riso italiano, il riso di Baraggia Vercellese e Biellese.

Era invece il 2017 quando, in occasione della consegna del premio La Rana d’Oro a Casalbeltrame, presso l’Azienda Agricola Riso Buono La Mondina, il deputato novarese Giovanni Falcone aveva presentato un piano di coordinamento sul territorio proprio per la candidatura Unesco delle risaie bagnate dalla rete del Canale Cavour. Un coordinamento che trovava in Casalbeltrame un sistema virtuoso tra cultura, musei, produttori d’eccellenza, storia del riso e divulgazione.

Tornando indietro invece al 2015, era Francesco Cavagnino, presidente della Pro Loco di Landiona, a proporre una mostra e un progetto per candidare il lembo sud-ovest del Novarese al Patrimonio Unesco. Si progettava anche di inserire il territorio da Landiona a Sartirana, nel Pavese, nel Registro dei Paesaggi Rurali Storici del Ministero delle Politiche Agricole, Ambientali e Forestali.

Si può fare?

La strada per il riconoscimento delle risaie tra i siti patrimonio Unesco è sicuramente lunga. Se ne parla da anni e una speranza c’è: quella di un lavoro coordinato e non frammentato tra piccoli distretti. Stiamo vivendo in questi mesi il grande lavoro di comunicazione e di sinergia portato avanti nel Biellese per la candidatura Unesco di Biella nella rete delle Città Creative (Crafts and Folk Art Unesco Creative Cities Network): è questa la strada da percorrere anche nelle Terre d’Acqua del Piemonte. Autore: Giulia Varetti

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